Inquinamento dei mari
Gli oceani, antichi custodi della vita sulla Terra, stanno affrontando una minaccia crescente: l'inquinamento. Questo fenomeno, alimentato dall'azione umana, non solo sta compromettendo la salute degli ecosistemi marini, ma minaccia anche la vita sulla terraferma.
L’oceano ospita il più grande ecosistema continuo, è una fonte essenziale di cibo e contribuisce alla salute e al sostentamento dell’uomo. Il suo ruolo è fondamentale per la regolazione del clima, attraverso il bilancio energetico, il ciclo del carbonio e il ciclo dei nutrienti: immagazzina il calore intrappolato nell’atmosfera causato dalle crescenti concentrazioni di gas serra, rallenta il riscaldamento superficiale, immagazzina l’anidride carbonica in eccesso ed è una componente importante dei cicli biogeochimici globali.
Parliamo di come comportarci sulla terra per mitigare il nostro impatto ambientale, ma spesso dimentichiamo cosa accade nelle profondità del mare, a cui siamo simbioticamente uniti.
Perché il mare è inquinato?
Ciò che alimenta principalmente l’inquinamento marino sono gli scarichi industriali, i rifiuti tossici, la plastica e l'abbandono delle attrezzature da pesca. Quindi, ancora una volta, è l’uomo il responsabile del deterioramento di questo ecosistema. Basti pensare che ogni anno centinaia di tonnellate di spazzatura arrivano in fondo al mare, provocando danni che si protraggono per secoli.
La presenza dei rifiuti in mare costituisce un'enorme minaccia per l'ecosistema, prima fra tutti la presenza della plastica. Questo materiale, infatti, impiega centinaia di anni per degradarsi, riducendosi in particelle piccolissime – le cosiddette microplastiche (inferiori ai 5 mm) – senza scomparire del tutto.
Uno studio condotto da Greenpeace, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, ha analizzato oltre 300 organismi di varie specie del Mar Tirreno ed ha constatato che il 35% di essi aveva ingerito fibre tessili e microplastiche. In buona sostanza, nella pancia dei pesci che consumiamo abitualmente c’è la plastica.
E anche prima di “degradarsi” il suo impatto non è meno significativo, perché i rifiuti si accumulano creando delle vere e proprie isole di plastica, che intrappolano la fauna marina e ne danneggiano gli habitat. Per i rifiuti tossici e le sostanze chimiche provenienti da attività industriali lo scenario è ancora più fosco e complesso.
Conseguenze per la biodiversità e il clima globale
Le conseguenze dell'inquinamento marino sono devastanti. La salute degli oceani è cruciale per la regolazione del clima e il loro deterioramento non fa che peggiorare la condizione, già critica, del riscaldamento globale.
Benché la componente vegetale dell'oceano sia inferiore a quella della terraferma (0,05%), infatti, essa è in grado di assorbire quasi la stessa quantità di carbonio degli organismi vegetali terrestri, costituendo un deposito di Blue Carbon estremamente efficiente. Il Blue Carbon (carbonio blu) è il carbonio immagazzinato dagli oceani e dagli ecosistemi costieri, a differenza del carbonio verde che viene immagazzinato dalle foreste e dai loro suoli. Le piante marine contengono riserve di carbonio organico superiori a quelle delle piante terrestri.
Nonostante si stia cercando di proteggerli sia a livello nazionale che internazionale, questi ecosistemi stanno scomparendo a un ritmo 4 volte superiore di quelli terrestri. Sono sufficienti pochi dati per comprendere la gravità di trascurare la salute degli oceani: gli ecosistemi Blue Carbon ricoprono circa il 2% dei fondali oceanici, ma la loro capacità di immagazzinamento è 10 volte quella delle foreste temperate e 50 volte quella delle foreste tropicali. Se consideriamo che, per essere utile alla mitigazione del cambiamento climatico, il carbonio deve essere catturato a lungo termine (almeno 100 anni), risulta evidente l’importanza di tutelare il mare e i suoi habitat, perché sono alleati preziosi per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi (tra cui, limitare il riscaldamento globale «ben al di sotto dei 2° centigradi»).
Cambiare le cose, per il bene di tutti
Ridurre l'uso di plastica e soprattutto migliorare le pratiche di smaltimento dei rifiuti e promuovere tecnologie industriali più pulite sono misure urgenti da mettere in atto. Così come investire in tecnologie sostenibili e nella pulizia dei mari, per ridurre l'impatto dell'inquinamento già esistente. L’intervento della politica e delle Istituzioni è cruciale, ma lo è anche l’iniziativa privata.
Per questo noi di Enegan ci impegniamo nella sensibilizzazione pubblica, poiché informare ed educare sulle conseguenze dei comportamenti errati dell’uomo – in questo caso, legati all'inquinamento marino – può ispirare azioni quotidiane migliori, più responsabili, che riducono il nostro impatto negativo sul Pianeta.
Non possiamo pensare di contrastare il riscaldamento globale senza prenderci cura del mare. O di allungare il ciclo di vita dell’uomo accorciando la vita del mare.
Se ancora non ci siamo mossi, iniziamo a farlo oggi, da subito, e forse riusciremo in imprese che avremmo detto impensabili. #InsiemeSiPuò